In occasione dell’Educational Day, sollecitati dall’artista Valerio Rocco Orlando – coinvolto da AMACI in questa seconda edizione – e dal suo progetto OSMOSIS, i Servizi Educativi della GAMeC hanno scelto di mettere in primo piano la propria attività all’interno della Casa Circondariale di Bergamo.
Con l’intento di innescare una riflessione sull’arte come straordinario vettore di promozione culturale e inclusione sociale, si è pensato, in questa occasione, di rivolgere, sia al pubblico che ai partecipanti ai workshop proposti domenica 6 marzo, due domande: una duplice – Che dono ci lasci col tuo essere qui? Che cosa speri che il museo ti doni? – nata all’interno della GAMeC, e una adottata dal museo MAMbo di Bologna – Ma le arti ci salvano la vita? –. Ci sembrava che questi interrogativi dialogassero perfettamente con l’esposizione ALDILADELMURO, che qui documenta il lavoro degli ultimi mesi con un gruppo di detenuti all’interno del carcere cittadino.
Dopo due anni dedicati alla tecnica del disegno che, associata alla visione diretta dei Trenta studi di erbe e di fiori di Giacomo Manzù, ha dato vita alla guida cartacea delle piante “dormienti” dell’Orto Botanico “L. Rota” di Bergamo, quest’anno è stata la volta di Kazimir Malevič. La GAMeC ha dedicato all’astrattista russo una grande mostra, da poco conclusa, che ha trovato un ottimo riscontro di pubblico; virtualmente, questa esposizione è stata portata, come è nelle finalità del progetto, anche all’interno della Casa Circondariale, attraverso un percorso condotto dall’educatrice museale Alessandra Beltrami.
In nome dell’accessibilità, della condivisone dell’attività culturale del museo anche con i “non pubblici”, o con le persone escluse dalla fruizione diretta delle opere, catalogo, immagini e testi di Malevič sono entrati in carcere; qui l’analisi delle opere si è intrecciata, con una narrazione, alle vicende biografiche dell’artista, in perenne tensione tra la sua poetica e il passaggio cruciale dalla vitalità della Rivoluzione Russa al totalitarismo di Stalin, avverso all’astrattismo.
In questo percorso, animato da dibattiti e denso di riflessioni, la parola chiave è stata “spazio”, tema cruciale per Malevič, che si autoproclamò “presidente dello spazio”, progettando strutture geometriche ardite, pensate per la terra, ma adatte anche per una loro collocazione aerea.
Dalla vita di Malevič e dalle sue opere, analizzate e attualizzate dai detenuti, sono nati molti lavori che hanno creato una sorta di libro, uno per ogni partecipante al progetto. Nella piccola mostra ospitata nel Bookshop del museo sono esposte queste strutture, in cui il foglio bidimensionale si trasforma, per accogliere e creare una spazialità nuova, che dà respiro, diventa luogo per sogni e speranze, apre finestre al di là dei muri, restituendo così il senso dell’intero percorso,dando immagine a un progetto che attraversa i muri, costruendo ponti.
Si ringrazia la Fondazione Credito Bergamasco per il sostegno al progetto.