Dal 1 aprile al 28 giugno 2015, la GAMeC di Bergamo è lieta di presentare This is all so crazy, everybody seems so famous, la prima personale in un’istituzione italiana dell’artista americano Cory Arcangel (Buffalo, 1978. Vive e lavora a New York).

Arcangel è uno tra i più influenti artisti della New Media Generation, tanto che il Whitney Museum di New York gli ha dedicato una personale nel 2011.

Il suo lavoro ruota attorno al concetto di salvaguardia dell’identità e della memoria digitale e fisica; intende recuperare l’importanza della tradizione attraverso l’interesse per la relazione tra tecnologia e cultura, territorio e innovazione, nonché attraverso l’appropriazione e il riutilizzo dei media. Le opere riflettono e agiscono all’interno di una società contemporanea fortemente digitalizzata, liquida e continuamente mutevole, in cui il valore effettivo delle cose è destinato a perdersi in poco tempo, per lasciare spazio a nuovi prodotti-simulacri di valore. Arcangel è interessato a salvare dall’obsolescenza gli oggetti tecnologici che fino a pochi anni fa sembravano all’avanguardia e che, ora, giacciono inutilizzati, condannati a un’atemporalità quasi metafisica e non più accessibile. Nonostante sia cresciuto durante il boom tecnologico – quando cellulari, videogiochi, computer, internet e i relativi aggiornamenti e upgrade hanno iniziato a diffondersi – l’approccio di Arcangel verso la società dei consumi e della comunicazione di massa non è quello del fruitore o dello spettatore, bensì quello dell’hacker capace di manipolare i dati e, quindi, di conferire agli stessi un nuovo significato. Questo agire è visibile, per esempio, nel noto lavoro Super Mario Clouds (2002-) in cui il celebre gioco viene modificato: la maggior parte degli elementi architettonici viene rimossa, per lasciare spazio solo alle nuvole fluttuanti sullo sfondo azzurro. In questo modo, per la prima volta, viene data importanza alla rappresentazione e allo spazio pittorico nei videogiochi. Per l’artista, manipolazione è anche condivisione: le istruzioni e i codici sorgente per la realizzazione di diversi lavori sono disponibili sia sul suo sito internet sia in una serie di pubblicazioni intitolata The Source. Questo tentativo di salvaguardia e azione è ripreso anche dal titolo della mostraThis is all so crazy, everybody seems so famouscitazione tratta da una hit dell’icona della musica teen pop Miley Cyrus. La smania di raggiungere i famosi “quindici minuti di celebrità” tanto auspicati da Andy Warhol nasconde in sé l’obsolescenza inscritta in quel tempo così limitato e vacuo rispetto all’incessante divenire.

La mostra ideata per la GAMeC, curata da Stefano Raimondi, rientra tra i principali appuntamenti culturali della città in vista di EXPO 2015 – accanto alla grande retrospettiva dedicata a Kazimir Malevič che il museo presenterà in autunno – e sarà eccezionalmente ospitata nella Sala dei Giuristi di Palazzo della Ragione, nel cuore di Città Alta, per secoli centro politico di Bergamo.

Il progetto espositivo si innesta in primo luogo sul contrasto e sul dialogo che può esistere tra uno dei più importanti edifici storici della città, il più antico palazzo comunale italiano, edificato a partire dalla fine del XII secolo, e tra le ultra-contemporanee installazioni dell’artista americano. Lo spazio della sala è concepito come una grande piattaforma, il cui centro è interamente occupato dall’opera Photoshop CS: 1060 by 2744 centimeters, 10 DPC, RGB, square pixels, default gradient “Spectrum”, mousedown y=1800 x=6800, mouseup y=8800 x=20180 (2015), parte della serie Photoshop Gradient Demonstration: un tappeto concepito attraverso l’indagine e la collaborazione con aziende del territorio, ripercorrendo i processi tecnici e tecnologi della tessitura che fino a pochi anni fa rappresentava uno dei settori produttivi più floridi della provincia e che ha subìto negli anni un processo di rinegoziazione.

L’installazione della mostra si svilupperà, poi, lungo il perimetro dello spazio, dove l’artista affiancherà le proprie opere agli affreschi presenti, invitando lo spettatore a una lettura simultanea dei due livelli di creazione, quello antico e quello contemporaneo. La moquette realizzata con i pattern colorati e cangianti delle sue opere pittoriche si struttura, così, per blocchi di colori, ma l’estetica formale è puramente concettuale, poiché la fonte di riferimento è uno dei gradienti di Adobe Photoshop CS.

Tra le opere presentate in occasione della mostra, i lavori più recenti sono parte della serie Screen-Agers, Tall Boys, and Whales e della serie Lakes, ma sono esposti anche due lavori appartenenti alla serie dei primi anni Duemila che presenta le alterazioni sulla consolle Nintendo, Super Mario Clouds (2002-) e Totally Fucked (2003), entrambi presentati su monitor CRT dell’epoca.

This is all so crazy, everybody seems so famous è stata realizzata grazie al generoso supporto di Radici Pietro Industries & Brands SpA.

La mostra è parte di una serie in onore di Arturo Toffetti.