Dal 19 marzo al 31 agosto 2008 la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo espone al pubblico al primo piano della Galleria alcune delle opere contemporanee che sono entrate a far parte della Collezione Permanente del museo a partire dal 2000; si tratta di lavori di: Jan Fabre, Vanessa Beecroft, Enzo Cucchi, Getulio Alviani, Gabriele Basilico, vedovamazzei, Sislej Xhafa, Adrian Paci, Alberto Garutti, Peter Coffin, Keren Cytter, Mungo Thomson, Jordan Wolfson.

E’ un tema centrale e delicato quello dell’arricchimento di un museo con opere d’arte contemporanea. L’identità di una collezione pubblica è il frutto di una pluralità di scelte, di composite addizioni, di apporti interpretativi variamente determinati.
Tra le diverse modalità di acquisizione – per donazione, deposito, acquisto – la GAMeC, senza escluderne nessuna, si è adoperata perché la politica delle esposizioni, che tanta parte ha nella vita di un museo dedicato alla contemporaneità, lasciasse un segno preciso nella collezione. Si tratta di un orientamento concreto che dà al museo un futuro nel conservare la memoria della sua attività. Tra i compiti principali di un museo d’arte contemporanea vi è quello di investire nella ricerca e il darne conto nella collezione permanente è un passaggio altrettanto importante.

I risultati del percorso degli ultimi otto anni (2000 – 2007) della GAMeC parlano di internazionalità, danno visibilità alla ricerca di giovani artisti, aprono a progetti speciali realizzati per gli spazi del museo e della città, nella più ampia libertà di linguaggio.
Sei sono gli artisti, ai quali sono state dedicate delle mostre monografiche, dei quali rimarrà una traccia significativa nella collezione permanente: Gabriele Basilico (Milano 1944) che nel quadro della sua rigorosa esplorazione dello spazio urbano moderno fissa una personale visione della città di Bergamo in 16 grandi immagini in bianco e nero, frutto di una selezione tratta da una campagna commissionata all’artista nel 1998 in occasione del cinquantesimo della fondazione dell’ACEB (Associazione Costruttori Edili Bergamaschi); Alberto Garutti (Galbiate, Como, 1948) il cui ciclo Dedicato ai bambini nati dal 2000 in poi, rivisita in 12 scatti lo scenario familiare di altrettante persone partecipi di un altro progetto, sempre sostenuto dall’ACEB, ideato dall’artista per Bergamo alla fine degli anni ’90 (Ai nati oggi), che collega il reparto di ostetricia dell’ospedale cittadino con l’illuminazione della centralissima Piazza Dante: ogni nuova nascita viene così annunciata pubblicamente, generando un’intima relazione tra l’opera e la comunità che la ospita; Jan Fabre (Anversa, 1958) artista poliedrico che spazia dal teatro, alla cinematografia, dal disegno alla scultura, rappresentato alla GAMeC dal film De Schelde. Hé-wat-een-plezierige-zottigheid! (La Schelda, Questa pazzia è fantastica!,1988, bianco/ nero e colore, realizzato in 16 mm), poetica riflessione sul confine tra la vita e la morte, rappresentata dal fiume (la Schelda come il mitico Lete) che i vivi devono attraversare per andare incontro all’eternità; Getulio Alviani (Udine 1939) il cui ambiente Interrelazione cromospeculare, del 1969, composto da elementi specchianti mobili che riflettono i colori primari (giallo, nero, rosso, blu) delle pareti perimetrali, porta il fruitore alla perdita della cognizione esatta di cosa sia reale e virtuale.
Nel caso di due personalità come Vanessa Beecroft (Genova, 1969) ed Enzo Cucchi (Morro d’Alba, Ancona 1949) la scelta è stata quella di presentare aspetti del loro lavoro apparentemente eccentrici, ma rivelatori delle matrici delle rispettive pratiche artistiche: le note performance della prima che indagano originalmente controversi aspetti della condizione femminile nella società contemporanea, hanno quale presupposto la consuetudine dell’artista con il disegno, sia nel piccolo che nel grande formato (VB.LD.012.Multi.07, 2007).
Cucchi invece, conosciuto soprattutto come pittore, esalta attraverso la scultura, peraltro praticata assiduamente, la qualità spaziale del suo immaginario. Visionarietà e tridimensionalità si compenetrano individuando nell’Ombra (2004, bronzo; opera donata alla GAMeC, da Bruno Bischofberger), confine tra materiale e immateriale, uno dei fondamenti della scultura.

Sotto la sigla aurea di ‘Eldorado’ la GAMeC dà spazio alla sperimentazione, innovazione, multimedialità di giovani artisti invitati a ideare progetti speciali per gli spazi, anche interstiziali, della Galleria. Sei sono gli artisti documentati nella collezione.

Un riconoscimento del lavoro di questi anni della GAMeC viene da un’iniziativa a cura di Achille Bonito Oliva nell’ambito di Arte Fiera Art First 2006 di Bologna: il collezionista romano Stefano Sciarretta ha acquistato cinque opere di giovani artisti internazionali da destinare ad altrettanti musei italiani: tra loro la GAMeC riceve Rainbow (2005) del californiano Peter Coffin (Berkeley,1972) artista che indaga i processi mentali, fluttuando tra memoria, interpretazione e associazione creativa.

Le recenti acquisizioni del museo che hanno integrato il nucleo originario della Collezione – composto dalla Collezione Giacomo Manzù e dalla Raccolta Spajani – sono state negli anni molto più ampie di quelle rappresentate nella mostra Collezione Permanente. Donazioni del nuovo millennio.
Hanno arricchito in modo determinante la collezione permanente le donazioni di Marta e Gianfranco Stucchi della loro raccolta composta da 18 dipinti di artisti di italiani e stranieri (tra i quali A. Bonfanti, A. Burri, F. De Pisis, L. Feito, J. Fautrier, H. Hartung, A. Magnelli, A. Z. Music, B. Nicholson, Tancredi, M. Sironi, A. Soldati, L. Veronesi); degli Eredi di Mario Finazzi di un dipinto di Giuseppe Santomaso (Composizione con cordone nero, 1941); di Vittorio Lorioli che nell’assegnare alla GAMeC oltre 100 modelli di medaglie di artisti del ‘900, a completamento della collezione di medaglie contemporanee donata nel 1995, ne ha fatto una delle sedi museali italiane più ricche in questo settore. Un centinaio di pellicole di registi italiani e stranieri che parteciparono al Premio Bergamo del Film d’Arte e sull’Arte, i documenti anche fotografici del suo articolato archivio, dipinti (di F. Carena, O. Rosai, L. Montanarini), disegni e incisioni di artisti italiani (tra i quali L. Bartolini, C. Cagli, P. Fazzini), nonché un significativo nucleo di ceramica d’arte moderna prodotta tra Bergamo e Milano negli anni Cinquanta, documentano, per volere di Lina Zucchelli Valsecchi, la poliedrica personalità di Nino Zucchelli, attivissimo promotore di attività culturali a Bergamo nella seconda metà del ‘900.

Un ruolo importante nell’assetto delle collezioni permanenti rivestono infine i depositi dell’Archivio Fotografico di Mario Finazzi (Chiuduno, Bergamo 1905 -2002) per volontà degli Eredi Finazzi; della serie di 30 disegni di erbe e fiori di Giacomo Manzù (Bergamo, 1908 – Ardea Roma 1991) di proprietà della Fondazione Credito Bergamasco; della scultura di Giacomo Manzù Busto di Pio (1950 c., bronzo) e nelRitratto di Giovanni XXIII (2005), dipinto dall’artista di origine cinese Yan Pei – Ming, di proprietà della Banca Popolare di Bergamo.