Collezioni
La storia della Collezione della GAMeC si muove nel solco della grande tradizione del mecenatismo bergamasco. Si tratta infatti di una raccolta di circa 3000 opere d’arte, dai primi del Novecento ai giorni nostri, donate alla città da collezionisti privati oppure acquisite attraverso fondi e premi.
I lavori sono visibili a rotazione all’interno degli spazi espositivi, di volta in volta presentati al pubblico secondo criteri differenti, con percorsi sia tematici sia dedicati a singole personalità o movimenti.
Ai nuclei principali – la Raccolta Spajani, composta da un gruppo di quaranta opere di grandi autori del Novecento (tra cui Balla, Boccioni, de Chirico, Kandinskij, Morandi e altri), la Collezione Manzù, donata dallo scultore alla città di Bergamo e la Raccolta Stucchi, centrata sugli anni Cinquanta e Sessanta, con particolare riferimento ai maestri dell’Informale (Burri, Fautrier, Hartung e altri) – si aggiungono le opere entrate nella collezione dell’Accademia Carrara e quindi trasferite alla GAMeC, oltre a un ricco gruppo di lavori di artisti contemporanei, sia italiani, sia internazionali, acquisite dopo la nascita dell’associazione.
Il patrimonio della GAMeC si completa con la Raccolta di medaglie donate da Vittorio Lorioli, l’archivio Nino Zucchelli e la Raccolta Fotografica Lanfranco Colombo.
Le opere della Collezione GAMeC sono consultabili nell’archivio RAAM – Ricerca Archivio AMACI Musei, un archivio online finalizzato a far conoscere la consistenza e la qualità del patrimonio pubblico di arte contemporanea, dal 1966 a oggi, di 21 musei associati ad AMACI.
La donazione Gianfranco e Luigia Spajani giunge nel 1999 a inaugurare una fase di crescita dell’allora nuova istituzione GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea. La raccolta di queste opere altamente significative dell’arte del Novecento si distingue per l’importanza degli artisti rappresentati: dai maestri dell’avanguardia italiana, da Boccioni a Balla, alle personalità che hanno dato un’impronta originale al ‘900 italiano: da Giorgio de Chirico ad Alberto Savinio, da Massimo Campigli a Giorgio Morandi, a Felice Casorati. L’ampiezza d’interessi ha portato il collezionista a esplorare oltre l’arte moderna e le sue certezze, apprezzando gli artisti del proprio tempo con scelte mirate che la terna Piero Dorazio, Enrico Baj, Valerio Adami ben rappresenta. E la ricerca non si è rinchiusa nei confini nazionali, ma ha raggiunto territori internazionali con acquisizioni di alto livello, tra le quali spicca Wassilij Kandinskij, con il dipinto Spitz-Rund, capofila dell’astrattismo europeo.
Le opere, disposte le une accanto alle altre sull’ampia e luminosa parete di casa Stucchi, già istituivano una trama di relazioni estetiche. Si tratta di 18 capolavori d’arte moderna che, a distanza di soli cinque anni dall’ingresso della Raccolta di Gianfranco e Luigia Spajani, entrano a far parte delle collezioni del museo. La Raccolta Stucchi vive delle scelte raffinate e della coerenza visiva del Dottor Gianfranco Stucchi che nella fatale attrazione per l’arte astratta ha scelto alcuni tra i primi rappresentanti di questa ricerca: uno dei primi Catrami di Alberto Burri, il visionario paesaggio di Zoran Music, la limpida composizione spaziale di Atanasio Soldati, la materia luminosa dell’opera di Tancredi Parmeggiani. Anche in questo caso la sensibilità del collezionista lo ha portato lontano: in Inghilterra con Ben Nicholson, in Francia con Jean Fautrier, in Spagna con Luis Feito, in Germania con Hans Hartung, sempre guidato da un gusto preciso e identitario. Unico pittore bergamasco a essere presente nella Raccolta è Arturo Bonfanti.
La raccolta presenta oltre 600 fotografie realizzate da autori italiani che hanno sedimentato la loro storia con quella di Lanfranco Colombo, pioniere della fotografia italiana, della sua galleria Il Diaframma e della sua rivista Popular Photography. La raccolta di fotografie è assai eterogenea e comprende giovani, professionisti, dilettanti, grandi maestri della fotografia storica e contemporanea, come Mulas, Giacomelli, Monti, Scianna, Ghirri, Jodice e tanti altri che, a partire dalla fine degli anni Sessanta sino al 1992, sono stati presentati nella piccola galleria milanese in via Brera. Abbracciando ogni area della fotografia, dal reportage alla ricerca artistica, dalle produzioni professionali a quelle amatoriali, la collezione si è formata in modo molto speciale, attraverso i doni affettuosi di fotografi amici e di fotografi riconoscenti. Il fondo fotografico, poi donato alla GAMeC, trae dunque la sua origine dalla qualità di un rapporto umano e da venticinque anni d’incontri.
Giacomo Manzù, artista bergamasco, presto affermatosi nel contesto nazionale per la sua capacità di rendere, attraverso il bronzo e il marmo, immagini di grande forza espressiva, farà parte del movimento “Corrente” con Sassu e Guttuso, dimostrando spesso nelle sue opere la sua scelta antifascista, così come la capacità di intrecciare un dialogo con la committenza religiosa, in particolare con Papa Giovanni XXIII, che gli chiederà di realizzare la famosa Porta della morte della Basilica di San Pietro. Manzù agli inizi degli anni Ottanta dona alla città un corpo di opere per conservare la memoria del suo lavoro; il dipinto Pittore con la modella, le piccole sculture in bronzo Passo di danza e Cardinale seduto, l’enigmatica Signora giapponese, che testimonia un dialogo con l’oriente e con la tradizione etrusca, o la grande scultura in marmo Grandi Amanti che accoglie chi visita il museo, sono solo alcuni esempi ma ben delineano la ricchezza dei supporti e dei temi che compongono questo nucleo. Altre opere si aggiungono successivamente alla collezione, il Ritratto di Pio, di proprietà della Banca Popolare di Bergamo in deposito presso la GAMeC, un’opera intima, colma di forza affettiva e l’Erbario, acquisito dalla Fondazione Credito Bergamasco.