Dall’11 marzo al 29 maggio 2022 lo Spazio Zero della GAMeC accoglie Dancing Plague, il progetto vincitore della XI edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize a cura del curatore greco Panos Giannikopoulos.

Partendo dalla suggestione dell’avvenimento storico della Piaga del Ballo, il curatore mette in dialogo la storia europea postmedievale, le problematiche del colonialismo e la recente esperienza della pandemia, attraverso i lavori di Benni Bosetto (IT), Ufuoma Essi (UK), Klaus Jürgen Schmidt (SA), Lito Kattou (CY), Petros Moris (GR), Eva Papamargariti (GR/UK), Konstantinos Papanikolaou (GR), Mathilde Rosier (FR/DE), Michael Scerbo (IT/UK) ed Elisa Zuppini (IT/NL).

La giuria, presieduta da Lorenzo Giusti, Direttore della GAMeC, e composta da Marina Fokidis, curatrice indipendente e scrittrice di Atene, e Roberta Tenconi, curatrice Pirelli HangarBicocca, Milano, ha particolarmente apprezzato il carattere immaginativo del progetto di Giannikopoulos, presentato da Marily Konstantinopoulou e Dimitra Nikolou co-fondatori e direttori di ARTWORKS, Atene, per la sua capacità di comporre medium ed esperienze diverse, riflettendo da una prospettiva originale sui concetti di danza, corpo e malattia.

Piaga del ballo è il termine impiegato per descrivere un fenomeno sociale verificatosi in Europa tra il XIV e il XVII secolo, quando, in una sorta di isteria collettiva, gruppi di persone ballarono ininterrottamente in uno stato di trance per intere settimane, con partecipanti che crollavano per sfinimento, infortuni e morivano per ictus e attacchi cardiaci.

La mostra rivisita questo episodio di contagio e viralità culturali, esaminandone il contesto sociale e di genere, la ricomparsa nei secoli e la somiglianza con avvenimenti accaduti in altri luoghi. Partendo dal terreno scivoloso della storia, attraverso il movimento dei corpi, Dancing Plague esplora i legami immaginari con recenti espressioni culturali di resistenza e riunisce in una danza circolare streghe, creature più che umane e frequentatori di locali notturni.
La mostra affronta temi come la teoria queer e la pulsione di morte, la danza come mezzo per creare identità e resistenza culturale per i corpi meno privilegiati, il movimento degli organi essenziali e degli arti trasformato in linguaggio, il ballo come esplorazione e invenzione delle possibilità dei nostri corpi, come mezzo per entrare in relazione con altri corpi e trasformare noi stessi e le persone intorno a noi, come prassi interlinguistica che abbatte i confini sociali e rivela una sorta di consapevolezza che è stata oppressa dall’ordine simbolico.

L’opera audiovisiva di Eva Papamargariti esplora i concetti di eccesso, equilibrio e sfinimento attraverso la misteriosa coreografia di una creatura a metà strada tra mitologia e fantascienza, che si dibatte per trovare un equilibrio utilizzando il corpo come unico strumento.

Le sculture di Benni Bosetto simulano un superorganismo fuso con l’ambiente, libero dal contenitore e dalla forma, i cui tratti evocano forme primordiali ed elementari in cui ogni creatura è affine alle altre.

Nei lavori di Mathilde Rosier la narrazione è data dalla danza, dalla musica e da elementi simbolici, che conducono a una comprensione del mondo attraverso l’esperienza corporea.

Ufuoma Essi esplora il corpo come nucleo centrale di memoria e resistenza, mediatore tra vita e storie transgenerazionali, tra passato, presente e futuro.

Nell’installazione di Lito Kattou i corpi di tre mantidi sono disposti in modo da dialogare con un’alba e un tramonto, parte di una serie di dipinti in cui l’artista esamina la circolarità del tempo e il suo flusso attraverso il rapporto di agenti umani e non umani con l’ambiente e i fenomeni astrali del Sole.

Le sculture di luce di Petros Moris riflettono sulla prodigiosità della forma corporea interiore, sulla silenziosa danza perpetua dei sistemi circolatori che permettono la vita, sulla fragilità e vitalità dell’Altro, che deve trovare riflesso nell’interiorità di ciascuno.

Konstantinos Papanikolaou si concentra sul corpo performativo, sulla soggettività, sul ricordo storico e sulla memoria personale. Si sofferma sui documenti d’archivio, vaga tra loro, gioca con la loro interpretazione e ricostruisce verbalmente i loro passi nel contesto attuale.

In Vision Spells – una nuova produzione di Klaus Jürgen Schmidt per la GAMeC – una raccolta di sguardi presi in prestito da volti iconici di persone decedute ma anche dai visi di giovani omosessuali in rivolta vengono riorganizzati e livellati all’interno di una spirale, assorbiti e iperconnessi in un frenetico raggruppamento circolare che viaggia nel tempo, creando vicinanze e contatti intimi.

Infine, Michael Scerbo ed Elisa Zuppini proporranno eventi performativi ibridi ispirati ai baccanali che combinano formati diversi (performance-conferenza sensoriale, workshop, clubbing) per offrire ai visitatori un viaggio multisensoriale attraverso tre concetti che si trovano al crocevia di mondi e temporalità diversi.

L’approccio curatoriale di Dancing Plague è collaborativo, comprende artisti dal background diverso che dialogano generando gesti in un flusso costante, reagendo al luogo e al pubblico e dissolvendo i limiti spaziali, impegnandosi in esercizi di danza mentale e fisica. Lo spazio espositivo è un luogo di coinvolgimento che mette in discussione i ruoli di partecipante e osservatore, e ripensa la dimensione visiva, uditiva e tattile.

Il Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize è il primo concorso internazionale dedicato a giovani curatori under 30, ideato nel 2003 dalla GAMeC con la collaborazione del Gruppo Bonaldi e nato dalla volontà di ricordare la passione per l’arte e il collezionismo di Lorenzo Bonaldi.
Sin dalla sua costituzione, il Premio ha inteso sottolineare la centralità e il significato della figura del curatore nel panorama artistico internazionale attraverso la produzione di un progetto di mostra inedito, concepito sulla base di uno spazio espositivo e di un budget assegnati.

Le edizioni del Premio hanno visto realizzati nel corso degli anni i seguenti progetti: Another Zero, a cura di November Paynter (2004); No Manifesto, a cura di Andrea Viliani (2005); Aesthetics/Dietetics, a cura di Mizuki Endo (2006); Data Recovery, a cura di Övül Durmusoglu (2008); L’ipotesi del Cristallo, a cura di Yoann Gourmel ed Élodie Royer (2010); The Log-O-Rithmic, a cura di Fredi Fischli e Niels Olsen (2012); Mississippi, a cura di Sam Korman (2014); Soft Crash, a cura di Xiaoyu Weng (2016); Enchanted Bodies / Fetish for Freedom, a cura di Bernardo Mosqueira (2018) e In The Forest, Even The Air Breathes, a cura di Abhijan Toto (2020).

Dancing Plague
a cura di Panos Giannikopoulos (GR)

Artisti
Benni Bosetto (IT, 1987)
Ufuoma Essi (UK, 1995)
Klaus Jürgen Schmidt (SA, 1982)
Lito Kattou (CY, 1990)
Petros Moris (GR, 1986)
Eva Papamargariti (GR/UK, 1987)
Konstantinos Papanikolaou (GR, 1989)
Mathilde Rosier (FR/DE, 1973)
Michael Scerbo (IT/UK, 1995)
Elisa Zuppini (IT/NL, 1995)


Panos Giannikopoulos (1991) è un curatore indipendente. Ha conseguito un Master in Genere, Società e Politica (Panteion University, Grecia) a seguito dello studio in Storia, Archeologia e Storia dell’Arte (Università Nazionale di Kapodistrian, Grecia). Attualmente lavora per la Stavros Niarchos Foundation Artist Fellowship Program of ARTWORKS, mentre precedentemente ha svolto incarichi come curatore e ricercatore presso Contemporary Greek Art Institute (ISET) ed editore della sezione arte per NOMAS Magazine. È membro del team curatoriale di Mediterranea 19 Young Artists Biennale “School of Waters” che si è svolta nella Repubblica di San Marino (2021).