PREMIO LORENZO BONALDI PER L’ARTE – ENTERPRIZE – IX EDIZIONE
SEZIONE SCUOLE CURATORIALI

Dal 4 al 20 maggio 2018 lo Spazio Caleidoscopio della GAMeC ospita Linee di forza + varie sensazioni, a cura di Martina Sabbadini, uno dei due progetti vincitori della Sezione scuole curatoriali della nona edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize, riconoscimento che dal 2003 sostiene la ricerca di un curatore under 30.

Pensata appositamente per lo spazio espositivo che la accoglie, la mostra Linee di forza + varie sensazioni attiva una serie di riflessioni attorno alle nozioni di confine, di identità e di percezione dello spazio e dell’altro.
Punto di partenza del progetto è l’opera Linee forze di paesaggio (Simultaneità di sensazioni: cielo+case+alberi+fiori) realizzata dall’artista futurista Giacomo Balla nel 1918, al termine del primo conflitto mondiale, e parte di una serie che, attraverso la ripetizione metodica della stessa composizione di forme geometriche e di linee di fuga, esplora il fenomeno della persistenza della visione e della contaminazione dei sensi nella percezione dell’ambiente.
A distanza di un secolo, questa mostra mira a ripercorrere le linee di forza del dipinto di Balla confrontando i suoi studi sulla percezione dello spazio con quelli di artisti e ricercatori contemporanei.

Il percorso espositivo apre con le ricerche del collettivo Espejismos S.A. de C.V., composto dal matematico Javier Bracho e dal ceramista Juan Sandoval, e fondato negli anni Novanta durante la progettazione del Museo della Scienza dell’UNAM – Università nazionale autonoma del Messico di Città del Messico.
Il nome stesso del collettivo, che significa “miraggio”, contiene il termine “espejo” (specchio), materiale utilizzato per la creazione di una serie di caleidoscopi tridimensionali che ci offre una rara visione delle simmetrie dello spazio che abitiamo, stimolando al contempo un inedito confronto con il lavoro di Giacomo Balla: in un contesto globale soggetto a costanti fratture e interconnessioni, il caleidoscopio diventa infatti una metafora e uno strumento per articolare cambiamenti accidentali di prospettiva e riconfigurare il nostro senso di confine.

L’opera video The Ghost of Modernity, Lixiviados (2012) di Miguel Angel Ríos vede protagonista un cubo trasparente, paradigma della modernità, che fluttua liberamente in un paesaggio periferico del deserto messicano, in un contesto sociale completamente scollegato dal dinamismo dell’economia globale. Creando un’analogia visiva tra le forme astratte dei cubi che ricordano il minimalismo americano e gli alloggi precari degli abitanti di questa comunità, Ríos genera un’analisi comparativa dello spazio: un’analisi dei territori, degli stati e delle istituzioni dell’America Latina, e dei loro meccanismi di inclusione e di esclusione.

Infine, in mostra viene presentato un video collegato a due progetti performativi dell’artista e coreografa Myriam Lefkowitz – Et sait-on jamais dans une obscurité pareille? e Walk, Hands, Eyes (a city) – che coinvolgono i partecipanti permettendo a ciascuno di esplorare la percezione di sé e dello spazio da una prospettiva insolita.
In particolare, la mostra alla GAMeC vedrà la messa in atto della performance Walk, Hands, Eyes (Bergamo), che consentirà a chiunque desideri provare questa esperienza di essere guidato da alcuni studenti dell’Accademia di Belle Arti G. Carrara di Bergamo, che sono stati formati dalla stessa Myriam Lefkowitz durante un seminario che si è tenuto nel mese di aprile.