Prorogata fino al 25 aprile 2010 la mostra COTER FAZION COTER, dedicata all’esperienza artistica dei fratelli Ernesto e Francesco Coter, e in particolare al periodo del sodalizio con il poeta visivo e land artista Gianpietro Fazion a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta.
L’esposizione ripercorre un’originale esperienza artistica di “protesta” e di messa in discussione del sistema dell’arte e dell’opera-oggetto, in particolare attraverso happening e performance che si proponevano di stimolare nel pubblico la riflessione su temi come la conoscenza della natura, il ruolo dell’artista, le contraddizioni del mercato dell’arte.
Una video-intervista curata da Sara Mazzocchi affida agli artisti il compito di raccontare in prima persona queste vicende, documentate in mostra da lavori come il volume di poesie visive Ich (1969) o la Dichiarazione di guerra all’umanità del 1970, in cui i tre artisti“constatato da lungo tempo il fallimento dell’esperienza umana” enunciano il principio della “non azione”, fino all’Uomo-homo, il nanetto disneyano esposto alla Fiera Campionaria di Milano nel 1971 “per celebrare le conquiste della sua specie e proposto, dato il suo basso costo, come multiplo per tutti”.
Dopo questi anni di intensa attività, i tre artisti hanno intrapreso strade diverse: Francesco è partito per i monti dell’Himalaya, Ernesto si è trasferito nelle isole Samoa dove ha fondato una Scuola d’arte, mentre Gianpietro è diventato uno dei capi della comunità buddista italiana.
In contemporanea alla mostra «Coter Fazion Coter», nello Spazio Caleidoscopio della Collezione Permanente la GAMeC propone unomaggio dedicato a Costante Coter (Semonte di Vertova, Bergamo 1899 – Bergamo 1971), padre di Ernesto e Francesco, documentando in sintesi la versatilità del suo percorso di ricerca, dalla scultura alla ceramica, fino alla produzione di opere pubbliche, come il medaglione dell’obelisco di Piazza Vittorio Veneto.