Dal 22 ottobre al 28 novembre 2004 la GAMeC ospita una mostra personale dell’artista anglo-indiano Anish Kapoor composta da una serie di gouaches realizzate tra il 1995 e il 2000.

Nella giornata inaugurale della mostra, giovedì 21 ottobre, la città di Bergamo vede le opere di Anish Kapoor presenti in due occasioni: alla GAMeC e al Chiostro di Santa Marta dove verrà collocata in maniera permanente un’opera inedita che la Banca Popolare di Bergamo Gruppo BPU Banca ha commissionato all’artista.

Le gouaches esposte alla GAMeC permettono di apprezzare un aspetto meno conosciuto, quasi “privato” dell’attività di Kapoor, generalmente noto al grande pubblico per le imponenti sculture che, spesso, raggiungono dimensioni monumentali o ambientali.

Anche questi lavori di Kapoor, considerato uno degli artisti più influenti della sua generazione, indagano temi a lui cari quali la compenetrazione tra pieno e vuoto, l’idea di l’infinito, la dimensione del cielo e ambivalenze come concavo-convesso, presenza-assenza, tangibile-intangibile.

Il colore, nell’arte di Kapoor, diviene materia e assume una dimensione scultorea: la polvere impedisce una netta delineazione dei contorni e, sfumando, elimina la distinzione netta tra forma e sfondo e rende la profondità dei diversi piani uno spazio abitabile dall’immaginazione dello spettatore.

Anish Kapoor è uno degli artisti più significativi nel panorama dell’arte contemporanea internazionale. Nato a Bombay nel 1954, vive e lavora a Londra sin dagli anni ’70. Dagli inizi degli anni ’80 i suoi lavori originali, in continuo dialogo tra bidimensionalità e tridimensionalità, gli consentono di ottenere ben presto un ruolo di spicco nella New British Sculpture , nome con cui la critica designò la nuova scena della scultura inglese e di cui facevano parte artisti come Cragg, Deacon, Woodrow e Gormley . Le sue opere indagano la dialettica degli opposti: uomo e donna, luce e tenebre, interno ed esterno, ed è l’utilizzo del colore nella sua purezza a diventare elemento costante delle sue opere e simbolo della sintesi tra oriente ed occidente. Il percorso artistico di Kapoor si compone di due fasi complementari. Alla prima appartengono le opere dei primi anni ’80 : oggetti scultorei con forme tra l’astratto e il naturale, completamente ricoperte di pigmento puro, il cui intenso colore nasconde l’origine di manufatto e suggerisce l’idea di sconfinamento. Negli anni ’90 invece approfondisce quelle che possono essere riconosciute come sue caratteristiche peculiari: sculture di dimensioni sempre più monumentali e che rappresentano la sua messa in scena del vuoto, un vuoto reso tangibile da una cavità che si riempie o da una materia che si svuota.

I lavori di Kapoor sono stati esposti in tutto il mondo sia in musei sia in gallerie private, trai quali la Tate Modern di Londra, il Museum of Modern Art di New York, il Reina Sofia di Madrid e lo Stedlijk Museum di Amsterdam. Nel 1990 prende parte alla XLIV Biennale di Venezia dove gli conferiscono il “Premio Duemila” (ottenuto anche nel 1992). L’anno seguente consegue il “Turner Prize” e nel 1992 partecipa a Documenta IX con la costruzione Descent into Limbo . Nello stesso anno l’Expo di Siviglia gli commissiona l’enorme opera architettonicaBuilding for Void . Nel 2003 espone al Museo Archeologico di Napoli.