Dal 27 maggio al 24 luglio 2016 lo Spazio Zero della GAMeC ospita la mostra Soft Crash, per la VIII Edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize.

Xiaoyu Weng, vincitrice di questa edizione, è stata premiata da una giuria internazionale composta da

Chiara Bertola – Responsabile per l’arte contemporanea della Fondazione Querini Stampalia, Venezia e ideatrice del Premio FURLA
Martin Clark – Direttore della Bergen Kunsthall, Bergen
Giacinto Di Pietrantonio – Direttore, GAMeC, Bergamo
Stefano Raimondi – Curatore, GAMeC, Bergamo

che, dopo aver considerato tutti i progetti partecipanti come accurati, molto originali e aderenti alle più recenti ricerche di arte contemporanea, all’unanimità ha deciso di assegnare il premio al suo progetto con la seguente motivazione:

Soft Crash spiega al meglio uno degli aspetti fondamentali del contemporaneo, ovvero come la tecnologia e la macchina siano stati in grado di influenzare e cambiare l’essere umano. Il curatore ha scelto e selezionato artisti e opere d’arte che approfondiscono con precisione questo tema. Allo stesso tempo, ha presentato un allestimento in grado di trasformare lo Spazio Zero della GAMeC in un ambiente molto suggestivo, coerente e imprevedibile.
Il modo creativo di Xiaoyu Weng di avvicinarsi all’idea di mostra è sembrato alla giuria molto convincente nel contesto di un premio curatoriale che fin dall’inizio persegue lo scopo di portare nella città di Bergamo le pratiche curatoriali più innovative e originali.

La mostra accoglie i lavori di quattro artisti e di un collettivo (Yin-Ju Chen, Anthony Discenza, Fabien Giraud & Raphaël Siboni, Diana Thater, Tsang Kin-Wah) ed esamina concettualmente e nella loro configurazione le nozioni di ibrido, imitazione, differenza e ambivalenza di una realtà mediata dalla tecnologia.

Soft Crash, però, non è una mostra sulla tecnologia; si riferisce piuttosto alla tecnologia nel suo senso più ampio: la conoscenza di tecniche e processi. Attraverso queste nozioni, la mostra manifesta inoltre il desiderio di collocare pratiche culturali (come gli studi del post-colonialismo) all’interno di una dimensione inter-specie.

Punto di partenza della mostra, Untitled (Butterfly Videowall #2) di Diana Thater (2008) invita a una riflessione sulla mediazione della tecnologia sulla vita e sulla morte, sulla violenza e sulla compassione.
Due episodi della serie The Unmanned di Fabien Giraud & Raphaël Siboni – The Brute Force (2014) e La Mémoire de Masse (2015) – ne rappresentano la spina dorsale. La serie racconta in senso contrario una storia non umana di tecnologia e richiede una narrazione quale relazione morfologica tra l’essere umano e il suo ambiente. The Brute Force ricostruisce la scena subito dopo la sconfitta brutale di Garry Kasparov contro il computer IBM Deep Blue, avvenuta l’11 maggio 1997, mentre La Mémoire de Masse, rappresentato attraverso personaggi generati al computer, si svolge durante la seconda Rivolta dei Canuts, che ebbe luogo a Lione nel 1834 e durante la quale i tessitori protestavano contro l’introduzione di schede perforate nell’industria della seta.
Entrambi gli eventi sono emblemi nella storia delle lotte umane con il calcolo moderno.

Yin-Ju Chen, Anthony Discenza e Tsang Kin-Wah presentano ciascuno un’installazione multimediale composta da vari elementi, che devono essere viste come tre piccole mostre individuali. Nel complesso, però, queste installazioni formano uno “spazio esperienziale” che crea collegamenti singolari tra le tre diverse postazioni. Mentre l’opera As Above, So Below (2013-14) di Chen specula sulle finzioni dei moderni sistemi di epistemologia ed esplora mezzi alternativi per la produzione di conoscenza, Trouble Sleeping (2015) di Discenza osserva l’assurdità quotidiana delle interazioni tra esseri umani e tecnologia, e The Third Seal – They Are Already Old. They Don’t Need To Exist Anymore (2009) di Tsang indaga le narrative religiose e filosofiche attraverso un linguaggio artistico tecnologicamente molto facilitato.
Mentre le altre opere saranno esposte per tutto il periodo della mostra, il progetto di Discenza avrà una vita separata: ogni elemento dell’opera si alterna ed evolve in tre diverse fasi per interpretare la narrativa della mostra, evocando le idee della mutazione e della non immobilità.

Infine, l’installazione in vinile su vetro Soft Crash (2016) di Tsang – che prende in prestito il titolo della mostra – commenta poeticamente la relazione tra finzione e scienza, tra corpo umano e tecnologie.