La mostra fa parte del grande evento Arte Povera 2011 curato di Germano Celant, promosso dal Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea insieme con la Triennale di Milano e coordinato da Electa.
Arte Povera 2011 che ha avuto come fulcro il movimento nato nel 1967 con gli artisti Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini, Gilberto Zorio, si è svolta in diverse e prestigiose sedi museali, come MAMbo – Museo d’Arte Moderna, Bologna; MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma; Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino; Triennale di Milano, Milano; MADRE – Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, Napoli; GNAM – Galleria nazionale d’arte moderna, Roma e il Teatro Margherita, Bari.
Svoltosi da settembre 2011, ha coinvolto 8 musei ed enti culturali in tutta Italia, con progetti di mostra creati appositamente per ciascuna istituzione, svolgendo il ruolo di connettore del sistema museale nazionale: un viaggio nel tempo dal 1967 ad oggi, attraverso circa 250 opere e installazioni affiancate da una selezione di 50 lavori di artisti europei e americani e a sezioni dedicate ai linguaggi della fotografia, del video, del libro e del teatro. Un’importante rete coordinata e articolata tra le istituzioni, che ha avuto come filo conduttore un progetto culturale nell’ambito del quale i singoli musei e le istituzioni hanno presentato una prospettiva operativa diversa e specifica che ne riflettesse l’identità e le collezioni.
A Bergamo, la manifestazione Arte Povera in città si sviluppa in due momenti: da marzo a giugno 2012 una campagna promozionale composta da 13 manifesti d’artista coinvolge la città assumendo la forma di un’invasione creativa di immagini, visive e plastiche, proposte dai protagonisti di questa ricerca in un intervento diffuso in tutto il tessuto urbano.
Il secondo momento, concentrato in Città Alta, vede importanti lavori installati in alcuni dei suoi luoghi più rappresentativi. A tale scopo sono presentati lavori storici e nuovi, ripensati appositamente per la mostra, così da offrire una lettura inusuale e sorprendente sia del linguaggio visivo sia del contesto urbano.
La mostra si articola in un percorso espositivo che coinvolge sei sedi:il Palazzo del Podestà, al cui interno, in Sala Giuristi, Calzolari espone Senza titolo (paravento) (2001-2002), una struttura lignea ricoperta da una foglia d’oro, un lettore CD e un altoparlante; Marisa Merz è presente con due lavori: Senza titolo (2010), un dipinto in cui sono raffigurate alcune forme femminili dall’aspetto quasi angelico, e Senza titolo (s.d.), una piccola scultura in argilla cruda poggiata su una base in metallo. Igloo con albero, 1969 di Mario Merz rappresenta una delle prime sculture in cui l’artista adotta la struttura dell’igloo come forma di architettura ideale associata all’elemento naturale, in questo caso un ramoscello d’albero. Partendo da un dato autobiografico, Paolini ha ideato un nuovo lavoro appositamente per la mostra: Sala d’attesa (Bergamo, inverno 1944-45), 2012, strettamente connesso alla città. Pascali è presente con Bachi da setola, 1968, scovoli di materiale acrilico di diverso colore, mentre di Prini è presente Prini e Calzolari ad Amsterdam nel ’69?, 2012.
Camminando per le vie di Città Alta, il visitatore si confronta con lo spazio urbano “invaso” dalle opere dell’Arte Povera, che aspirano a stabilire un dialogo unico e spettacolare con Bergamo.
Tra le installazioni contemporanee, Porta San Giacomo ospita il lavoro Italia-Porta, 2006, di Fabro, una sorta di arco simbolico costituito da due Italie intrecciate; I temp(l)i cambiano, 2009, di Pistoletto, realizzata con materiale industriale e testimonianza della volontà dell’artista di legare la sua attività al mondo della produzione, è collocata nel Chiostro di Sant’Agostino, mentre il Chiostro San Francesco accoglie un insieme di sculture: Invisibile (1970 – 2007) di Anselmo, un blocco di granito su cui è incisa la parola ‘visibile’ e che, tagliato su un lato, presuppone una parte nascosta, che rende l’opera completa ma, appunto, ‘invisibile’; Struttura del tempo, 1993, di Penone, in bronzo, che poeticamente rimanda alle stratificazioni geologiche e Palla corda, 1985, di Boetti, un’opera sorprendente in cui la leggerezza di un materiale sostiene il notevole peso di un altro.
Il loggiato di Palazzo della Ragione, in Piazza Vecchia, ospita Senza titolo, 2012, di Kounellis, un’opera realizzata con alcune campane che alludono non tanto e non solo alla cultura cattolica ma a un momento della storia d’Italia: esse, infatti, sono un rimando alla loro funzione di incitamento alla ribellione in nome della libertà. Infine, nel Fontanone Visconteo sottostante l’ Ex Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti, Zorio presenta Alambicco che soffia nel Pozzo Stella, 2012, una scultura-architettura che testimonia la capacità dell’artista di dialogare con qualsiasi situazione ambientale.