La GAMeC di Bergamo in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma presenta la mostra dedicata a Giacomo Manzù, uno tra gli scultori italiani di riferimento del XX secolo, in occasione del centenario della nascita.
Il Museo di Bergamo lo ricorda esplorando, attraverso una cinquantina di opere di collezioni pubbliche e private, il periodo centrale della sua attività – dal 1938 al 1965 – che si distingue per il profondo rinnovamento iconografico e per l’eccellenza della qualità plastica.
La mostra, a cura di M. Cristina Rodeschini, direttore della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, e Marcella Cattaneo, storica dell’arte, si avvale di un comitato scientifico composto da Maria Vittoria Marini Clarelli, Soprintendente della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Marcella Cossu, direttore della Raccolta Manzù di Ardea.
Il progetto espositivo, che prende avvio dalla nota serie delle Crocifissioni realizzate da Manzù tra il 1939 e il 1942, tocca le tematiche più care all’artista: dalla ritrattistica femminile, così intensamente sentita e partecipata dallo scultore, alla suggestiva resa psicologica del sembiante di personalità della cultura alle quali fu legato da rapporti umani e professionali come Carlo Carrà, Cesare Brandi, Oskar Kokoschka, alla suadente interpretazione del nudo femminile.
L’innovativa scelta iconografica dei Cardinali, l’incontro con Papa Giovanni XXIII ed il compimento della Porta della Morte per la Basilica di San Pietro, vengono individuati come momenti cruciali della vita artistica di Manzù. In particolare la porta vaticana, nell’impegnare l’artista dal 1952 al 1964, diviene l’epicentro di una poetica che nel dialogare con la tradizione ne rifiuta gli aspetti accademici per dare accesso a una visione della realtà in cui valori umani e storia delle emozioni si saldano in piena alleanza.

La centratura culturale sul periodo 1938 – 1965 si propone dunque di mettere in valore il contributo dello scultore lombardo che per l’intensità della ricerca di quegli anni, condotta entro il dominio di un dichiarato figurativismo, è da riconoscere come una delle personalità di spicco e più popolari della cultura d’arte del Novecento.
La connessione della mostra con la riflessione che nel 2008 viene avviata dalla città di Bergamo sulla figura di Giovanni XXIII a cinquant’anni dall’elezione pontificale, varrà a sottolineare quanto abbia inciso sul lavoro di Manzù la profonda intesa umana con il papa bergamasco.

Nel percorso della mostra sarà presentato il documentario, con regia di Glauco Pellegrini e realizzato nel 1964, che rievoca le fasi del lavoro di Giacomo Manzù per la realizzazione della Porta della Morte in Vaticano.
In occasione della mostra viene redatta una serie di itinerari a Bergamo e a Milano legati alla presenza di Manzù, curati da Silvia Carminati.

Per dare risalto alla vita artistica dello scultore in terra di Bergamo, una sezione della mostra viene ospitata nello storico Palazzo Marinoni Barca di Clusone (BG), sede del MuseoArteTempo. La località, vitale centro di una delle più attive valli bergamasche, la Seriana, nell’ospitare lo scultore negli anni di guerra, garantì a lui e alla sua famiglia un approdo sicuro ed un clima culturale aperto e solidale, del quale le opere esposte danno conto.

Contemporaneamente alla mostra dedicata a Giacomo Manzù, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea presenta nei propri spazi l’itinerario creativo del figlio Pio (1939-1969), designer di profilo internazionale, con una specializzazione in ambito automobilistico.

Giacomo Manzù. 1938-1965 gli anni della ricerca è realizzata anche con il sostegno del main sponsor Fondazione Banca Popolare di Bergamo onlus.
La mostra vede inoltre la partecipazione della Provincia di Bergamo – con particolare riferimento alle attività didattiche – e dellaFondazione ASM ed ha quale media partner L’Eco di Bergamo.