Alla GAMeC l’unica tappa italiana di un progetto itinerante già ospitato al Bonnefantenmuseum di Maastricht e ad Archizoom, École politechnique fédérale di Losanna

Dal 6 aprile al 24 luglio 2016, la è lieta di ospitare la mostra Aldo Rossi. La finestra del poeta – Opera Grafica 1973-1997che raccoglie l’insieme dell’opera grafica del celebre architetto-designer milanese (1931-1997).

Realizzata dal Bonnefantenmuseum di Maastricht in collaborazione con la Fondazione Aldo Rossi di Milano in occasione del ventennale dell’apertura della nuova sede del Bonnefantenmuseum, costruito da Rossi dal 1990 al 1995, la mostra è parte di un progetto itinerante che coinvolge tre sedi: oltre al museo olandese (26 giugno – 15 novembre 2015), Archizoom, spazio espositivo dell’École politechnique fédérale de Lausanne (29 febbraio – 24 marzo 2016) e la GAMeC di Bergamo.

La mostra, a cura di Ton Quik, accoglie 100 stampe dell’architetto e artista italiano – provenienti dalla collezione del Bonnefantenmuseum e da collezioni private – accanto a 40 dipinti e disegni, e alcuni bozzetti e lastre utilizzate per la produzione delle opere.

L’excursus cronologico-tematico si apre con le stampe degli anni Settanta, acqueforti in bianco e nero in cui si fondono studi analitici – come ne Il grande cimitero di Modena, Le due città o nelle diverse Composizioni urbane – e oggetti d’affezione, come ad esempio ne L’architettura domestica, dove tra le architetture compaiono i primi studi delle caffettiere che Rossi disegnerà per Alessi negli anni seguenti.
Tra le stampe degli anni Ottanta, studi architettonici, come The Lighthouse, le sperimentazioni sul tema del frammento – anche nel progetto intitolato Fragments – accanto a due famosi lavori analogici di Rossi: Il Teatro del Mondo, soggetto di cinque stampe che spaziano tra rappresentazioni tecniche e “mentali”, e La città analoga, che è stato oggetto di studio per un progetto multimediale di Dario Rodighiero, collaboratore scientifico dell’École politechnique fédérale di Losanna.
Infine, le opere degli anni Novanta, che presentano temi e soggetti diversi, anche non strettamente legati all’architettura – come Il caffè del Mattino, prima stampa di una scena domestica – accanto a capricci compositivi come Geometrie Romane e Il pesce d’oro, l’ultima che Rossi avrebbe visto finita.

In alcuni casi le opere grafiche sono affiancate dai relativi bozzetti, ma anche dalle lastre di produzione e da varianti dello stesso soggetto. In questo modo, la mostra offre ai visitatori riferimenti sul processo di lavorazione di Rossi, nonché un’introduzione al suo pensiero “analogico”. Le sue stampe mettono in luce un’affascinante relazione tra pezzi unici e multipli, legati concettualmente alla sua idea di architettura come modus operandi, in cui il processo è importante almeno quanto il prodotto.

I diversi soggetti presentati in mostra sono collegati tra loro dall’abilità di Rossi di utilizzare molteplici tecniche di stampa. Rossi non era un purista della grafica, ma era continuamente alla ricerca di nuove possibilità offerte dalle diverse tecniche in uso e infatti la sua Opera Grafica copre l’intera gamma delle tecniche grafiche del XX secolo: incisioni, acquetinte, xilografie, litografie, serigrafie e offset.

La produzione di Rossi è la dimostrazione di una reazione non convenzionale ad impulsi interni, quali la riflessione personale e la sperimentazione tecnica, ed esterni, tra cui le relazioni con amici e collaboratori. Rossi riuscì a fondere gli aspetti professionali della rappresentazione architettonica con il suo immaginario poetico e personale, e le sue stampe offrono uno sguardo individuale sul mondo dell’architetto: quella finestra del poeta che dà il titolo alla mostra e che rappresentava uno dei soggetti da lui preferiti.