Ci sono artisti la cui identità è tanto nitida da rendere inconfondibile ogni loro realizzazione.
È il caso di questa geniale scultrice che opera da trent’anni con coerenza e continuità. Niente comunque di ripetitivo: Giovanna Bolognini percorre con sensibilità i sentieri di una ricerca viva, naturalmente dotata di grande energia. Caratteristica del suo lavoro è la manipolazione del filo di ferro cotto, costante linguistica elementare, povera, essenziale, accompagnata dal disegno, come inseparabile pratica di pensiero, di meditazione.

La GAMeC presenta una serie di disegni scultura nei quali Giovanna Bolognini infrange con assoluta naturalezza la bidimensionalità, spalancando immaginari visivi che estroflettono e introflettono la superficie, in una visione forte e dinamica. Curiosa è l’esplorazione della tridimensionalità, che guida il riconoscimento dei mezzi espressivi più adatti a fare forma a una precisa dimensione estetica, presupposto chiaro di ogni risultato.
Una mano riconoscibile, vibrante, mai statica, con un ritmo al quale stanno strette le regole e i confini delle due dimensioni, per proiettarsi nella costruzione dello spazio, dimensione plastica necessaria e inevitabile dei disegni scultura di Giovanna Bolognini.

Hanno scritto di lei, tra gli altri, Giuseppe Appella, Mario Botta, Claudio Cerritelli, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Maria Grazia Recanati.

Nata a Volpera di Mapello (Bergamo), si è diplomata all’Accademia Carrara di Belle Arti (1983) e all’Accademia di Brera (1994). Ha tenuto mostre personali in gallerie private e in spazi pubblici a Bari, Bolzano, Como, Ferrara, Milano, Matera.