La mostra Seasons di Maurizio Cattelan (Padova, 1960) si sviluppa come un percorso visivo nella città di Bergamo che stimola una riflessione sulla ciclicità della vita e della storia, sulle generazioni, sull’ascesa e sulla caduta dei valori e sulle trasformazioni dell’individuo e della società.
Il titolo della mostra è un chiaro riferimento alle stagioni, simboli universali di passaggio e rinnovamento: un invito a riflettere sul divenire del tempo, ma anche un’esortazione a vivere la realtà nella sua complessità e drammaticità attraverso l’arte, che non si limita a rappresentare il mondo, ma lo interpreta, lo problematizza e lo trasforma.
Il percorso espositivo si snoda in quattro sedi e presenta al pubblico cinque lavori: Palazzo della Ragione, in Piazza Vecchia, accoglie November (2023); alla GAMeC, in via San Tomaso, sono esposte Empire (2025), e No (2021); la scultura Bones (2025) è allestita nel vicino Ex Oratorio di San Lupo, mentre One (2025) –installazione site-specific prodotta in collaborazione con il Comune di Bergamo – si erge nella storica Rotonda dei Mille, nel cuore di Bergamo Bassa.
Bones (2025)
A giocare un ruolo significativo nel percorso è l’immagine dell’aquila – animale simbolo della montagna e della natura incontaminata – divenuta, sino dall’antichità, espressione di potere, dominio e brama espansionistica. Allestita nell’Ex Oratorio di San Lupo grazie alla collaborazione con Fondazione e Museo Diocesano Adriano Bernareggi, Bones sfida questa tradizione simbolica, presentando l’aquila nella sua forma più pura e vulnerabile: il suo corpo giace a terra con le ali spiegate, come un’icona di sconfitta, un emblema di potenza, sovranità e autorità, evocando la crisi dei valori imperiali e la rottura di un legame con i ritmi della natura.
Il materiale nobile con cui è prodotta, il marmo statuario Michelangelo, utilizzato da secoli per celebrare trionfi e immortali virtù, viene ora impiegato per cristallizzare un momento di caduta, rendendolo eterno e quindi ineludibile.
Il lavoro è stato ispirato dalla visione dell’aquila commissionata nel 1939 dalla Dalmine – al tempo acciaieria di Stato – allo scultore Giannino Castiglioni per la decorazione del ceppo commemorativo del discorso tenuto da Benito Mussolini nel 1919 agli operai dell’azienda in “sciopero creativo”, evento che avrebbe dato origine alla costituzione dei Fasci di combattimento. Dopo la guerra l’aquila fu trasferita nel giardino della colonia estiva dell’azienda a Castione della Presolana, in Val Seriana, ai piedi della montagna più iconica delle Orobie. Perso il riferimento al regime, nel nuovo contesto l’aquila si era trovata a rappresentare i più alti valori della natura selvaggia e della libertà. Con la chiusura della Colonia l’aquila è tornata nei depositi della Dalmine SpA.
La scelta del luogo espositivo non è neutra: un tempo sede cimiteriale, l’Oratorio di San Lupo è infatti da secoli uno spazio di liminalità: fra vita e morte, fra pubblico e segreto, fra devozione e oblio. Il titolo dell’opera, Bones, “ossa” in italiano, amplifica la tensione tra apparenza e significato: le ossa rimandano alla morte, alla decomposizione, ma sono anche ciò che dà struttura, sostegno. In questo senso, l’aquila non è solo abbattuta: è anche smascherata. È ridotta alla sua verità ultima, liberata dal peso delle ideologie.
Empire (2025)
Il secondo lavoroprodotto per la mostra, presentato alla GAMeC,riflette su un potere che non si concretizza mai ed esplora la tensione tra l’ambizione di costruire e conquistare e l’impossibilità di agire in un contesto che limita ogni azione.
Un mattone di terracotta su cui è incisa la parola “EMPIRE” – che richiama immediatamente l’idea di potere, dominio e costruzione di strutture – è intrappolato in una bottiglia di vetro, a suggerire un potenziale atto di ribellione che non riesce a prendere forma, un desiderio di rottura che non si compie, una rivoluzione senza esito.
L’accostamento tra la solidità del mattone – simbolo di forza e potere – e la fragilità del vetro – simbolo di trasparenza ma anche di contenimento – genera un contrasto profondo. L’impero evocato è uno spazio mentale o politico che non si realizza, una costruzione che resta sogno o minaccia mai concretizzata.
La scultura gioca anche su un altro livello interpretativo: quello del messaggio nella bottiglia, di un segnale lanciato verso un futuro incerto. Sebbene potenzialmente potente, il messaggio rimane isolato, protetto ma inaccessibile, simbolo di un’incompiuta comunicazione, di una storia che non verrà mai raccontata o che rimarrà sconosciuta.
Il lavoro mette così in scena un conflitto tra forza e fragilità, tra volontà e limite, in una riflessione sul fallimento delle utopie e sull’inazione che paralizza.
No (2021)
Il terzo lavoro, esposto nelle sale del museo, nasce dalla rielaborazione dell’iconica scultura Him (2001), in cui Maurizio Cattelan rappresentava Adolf Hitler inginocchiato in preghiera, con il volto rivolto verso l’alto in un gesto ambiguo, tra supplica e finzione. La figura, modellata con fattezze infantili, evoca a prima vista l’immagine innocente di un bambino, generando un cortocircuito visivo ed emotivo nel momento in cui lo spettatore riconosce l’identità del soggetto.
La scelta di coprire il volto – scaturita da una richiesta di censura in occasione di una mostra in Cina – è ambigua: è al tempo stesso una forma di punizione e di protezione. Protezione dello spettatore dal trauma, ma anche del soggetto dal giudizio. Così, No interrompe il circuito del riconoscimento visivo, negando al volto la possibilità di diventare icona. L’occultamento diviene il fulcro dell’opera: il sacchetto non è solo un atto di censura, ma un dispositivo che sposta il focus su ciò che non si mostra, che diventa più inquietante di ciò che si vede.
November (2023)
Nella Sala delle Capriate del Palazzo della Ragione, dal 2018 sede estiva della GAMeC nel cuore di Bergamo Alta, è allestita l’opera November: una scultura che stimola una riflessione sul nostro rapporto con la marginalità, la giustizia, la decadenza, ma anche sul senso di libertà che, talvolta, i più deboli e vulnerabili possono incarnare.
Realizzata nel 2023 in marmo statuario Michelangelo, la scultura raffigura un senzatetto sdraiato su una panchina, con i pantaloni slacciati, in un momento di estrema vulnerabilità.
L’uomo si sta urinando addosso, come testimonia la presenza di acqua sul pavimento, un dettaglio che non solo amplifica la dimensione di realismo della scultura, ma accentua anche la sensazione di disagio, di distanza dalle norme socialmente condivise, di estraneità. L’urina diventa allora la traccia di un’esistenza, di un corpo che continua a vivere seppure, almeno apparentemente, nella sua dimensione più fisica, insinuando l’idea che il gesto compiuto dall’uomo possa potenzialmente costituire un atto di affermazione di sé.
Il volto dell’homeless è quello di Lucio, amico e storico collaboratore di Maurizio Cattelan; un omaggio che introduce nell’opera una dimensione intima, mettendo in luce il legame tra l’artista e il suo soggetto, ma anche il tema universale della marginalità sociale.
La scelta di collocare l’opera all’interno del Palazzo della Ragione di Bergamo è significativa: la grande Sala delle Capriate, che in passato ospitava le assemblee cittadine medievali per poi divenire in seguito un tribunale sotto la Repubblica di Venezia, porta con sé il peso della giustizia, ma anche della sua assenza, della discriminazione e dell’ingiustizia.
Il cortocircuito che inevitabilmente si crea interroga il nostro rapporto con le strutture di potere, le leggi e i valori che determinano chi ha diritto di stare nella società e chi viene relegato ai margini perché ritenuto “non conforme”.
One (2025)
L’ultimo lavoro in mostra è One, un’installazione ideata da Maurizio Cattelan per la Rotonda dei Mille, uno dei luoghi più noti di Bergamo Bassa.
Sulle spalle di Garibaldi Cattelan posiziona un bambino che, con le dita della mano destra, mima una pistola: un gesto ambiguo che oscilla tra il gioco infantile e un accenno di affermazione, resistenza o potenziale ribellione, ma che può anche essere letto anche come un tentativo di interrogare le responsabilità delle nuove generazioni di fronte alla memoria e alle contraddizioni della storia.
In equilibrio tra leggerezza e tensione, One apre a una doppia prospettiva: pubblica e personale. Da un lato, è un intervento che stimola un confronto con il passato nazionale; dall’altro, racconta la relazione tra generazioni.
Chi è questo “Uno” evocato dal titolo? Un nipote che gioca sulle spalle del nonno? Un piccolo vandalo? Un ribelle? Ci si riferisce all’individualità del singolo o a una forza collettiva unitaria, come i Mille guidati da Garibaldi? È dunque un nuovo simbolo di unità? O una nuova generazione che si fa gioco di vecchi valori?
In questo contesto, Cattelan sembra suggerire quanto sia importante non dimenticare la storia, ma ancora di più saperla rileggere e interpretare. La figura di Garibaldi, centrale nel Risorgimento e nell’immaginario italiano, è stata oggetto di numerose riletture critiche. One cerca di ricontestualizzare il monumento, proponendo una riflessione aperta su cosa significhi oggi essere eredi di valori e ideologie che hanno costruito una nazione, e invita a riflettere su quale tipo di “unità” sia ancora possibile. Una coesistenza fatta di differenze, memoria critica e possibilità nuove. In questo senso, l’opera è insieme monumento e contro-monumento, gesto di continuità e atto di scarto.
Completa l’esposizione una campagna di comunicazione che, insieme a una serie di affissioni stradali, coinvolge anche il Kilometro Rosso di Bergamo, per il quale l’artista ha immaginato una declinazione speciale – site-specific – dell’identità visiva del progetto, appositamente pensata per i portali del celebre muro rosso progettato da Jean Nouvel.
Seasons sarà aperta al pubblico fino al 26 ottobre 2025.
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Il biglietto consente di visitare la mostra Maurizio Cattelan – Seasons nelle sedi della GAMeC e dell’Ex Oratorio di San Lupo, la mostra Mountain Forgets You nello Spazio Zero della GAMeC e il percorso Una Galleria, Tante Collezioni.
Ingresso gratuito al Palazzo della Ragione in Città Alta.
SEDI, ORARI DI APERTURA E MODALITÀ DI ACCESSO
GAMeC
Via San Tomaso, 53 – Bergamo
Ex Oratorio di San Lupo
Via San Tomaso, 7 – Bergamo
lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì: 15:00-19:00
sabato e domenica: 10:00-19:00
martedì chiuso
La biglietteria GAMeC chiude alle 18:00
Ultimo ingresso all’Ex Oratorio di San Lupo: ore 18:30
Nota Informativa – Accesso all’Ex Oratorio di San Lupo
Per accedere all’Ex Oratorio di San Lupo è obbligatorio essere muniti di biglietto. Il biglietto va ritirato esclusivamente presso la biglietteria della GAMeC.
L’ingresso all’Ex Oratorio di San Lupo è consentito a un massimo di 15 persone per turno, con una durata di visita pari a 5 minuti per ciascun turno.
Palazzo della Ragione
Piazza Vecchia, Bergamo Alta
martedì-venerdì: 11:00-18:00
sabato e domenica: 10:00-20:00
lunedì chiuso
Ingresso gratuito
INFORMAZIONI
Biglietteria GAMeC
Tel. 035 270272 – int. 408
E-mail: biglietteria@gamec.it