Lunedì 17 dicembre, due opere della Collezione della GAMeC – Catrame (1950) di Alberto Burri e Concetto Spaziale (1965-68) di Lucio Fontana – lasceranno per un giorno gli spazi del museo per essere protagoniste di un incontro speciale con le detenute e i detenuti dell’Istituto penitenziario di Bergamo.
Il progetto, realizzato grazie a una collaborazione tra Comune di Bergamo, GAMeC e Casa Circondariale, e con il sostegno di Soroptimist International Club Bergamo, è un evento collaterale a Black Hole. Arte e matericità tra Informe e Invisibile – la grande mostra dedicata al tema della materia aperta al pubblico fino al prossimo 6 gennaio – e conferma ancora una volta l’impegno che il museo porta avanti in questo ambito.
Dal 2006, infatti, i Servizi Educativi hanno promosso una serie di progetti legati all’accessibilità culturale in carcere, facendo conoscere l’attività espositiva della Galleria e, in alcuni casi, portando fisicamente opere della Collezione o delle mostre temporanee nell’Istituto di via Gleno (ad esempio, la scultura Passo di danza e i
disegni Trenta studi di erbe e fiori di Giacomo Manzù, e l’opera Project Voyage di Meschac Gaba, parte della mostra Enchanted Bodies / Fetish for Freedom).
L’arte contemporanea torna ora a valicare i confini del museo: per Black Hole / Outreach Project sono state selezionate due opere della Collezione della GAMeC rappresentative della ricerca di due maestri del Novecento, autori presenti anche all’interno del percorso espositivo della mostra Black Hole.
L’opera Catrame (1950) di Alberto Burri è composta da colori a olio e catrame dipinti su tela, ed è caratterizzata da tinte scure e dense, dalla resa magmatica. La tecnica è tipica della ricerca dell’artista, tra i maggiori esponenti del movimento Informale: a partire dal secondo dopoguerra, infatti, Burri avvia un’intensa sperimentazione che prevede l’uso di materiali inusuali ed extra-pittorici quali sacchi di juta, ferro, legno e plastica.
Il Concetto Spaziale (1965-68) di Lucio Fontana, fondatore dello Spazialismo, è un acquerello su carta violato da buchi e da tagli, tratti distintivi della sua arte: attraverso queste lacerazioni, Fontana intende infatti presentare una nuova concezione dello spazio, che supera la bidimensionalità.
Le opere saranno esposte nel teatro della Casa Circondariale e accompagnate da un intervento a cura di Giovanna Brambilla, Responsabile dei Servizi Educativi della GAMeC, replicato più volte nel corso della giornata.
Un’opportunità preziosa – sottolinea Brambilla – che ancora una volta ci permette di coinvolgere fasce di pubblico che non possono raggiungere il museo. Il rapporto tra arte e scienza che permea l’intero percorso espositivo e la ricerca che numerosi artisti hanno compiuto sul tema della materia dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri
saranno illustrati anche attraverso il supporto di immagini e video, per restituire una visione completa dei capolavori esposti in mostra.
Un pensiero condiviso da Teresa Mazzotta, Direttore reggente della Casa Circondariale di Bergamo, che conclude: La scoperta, la visione e il racconto dell’opera di un artista sono importanti occasioni che consentono ai detenuti di costruire un collegamento tra opera d’arte e storia personale, e di avere una visione differente della propria vita futura.